La domanda e la risposta
Il nostro itinerario musicale, la Stagione di concerti 2015-2016, parte da una domanda. È una domanda senza risposta, la Unanswered Question di Charles Ives, il padre della musica americana del Novecento. Questo piccolo pezzo di sei minuti, composto nel 1908 ma eseguito per la prima volta solo nel 1948, pone simbolicamente l’eterno interrogativo sull’esistenza.
Per la Camerata, la domanda può essere declinata così: qual è il significato della musica? Quale è la ragione d’esistere di un’Orchestra? I concerti della Stagione cercheranno di rispondere alla domanda.
L’aspirazione che condividiamo con Jonathan Webb, il nostro direttore musicale, è quella di rendere la musica disponibile al maggior numero di persone possibile e di coinvolgere la comunità nel valore sociale della musica. Per questo motivo, tutti i concerti partono da un rilievo anche solistico offerto ai nostri musicisti, chiamati a confrontarsi con i Sei Concerti Brandeburghesi di Bach, con la Sinfonia concertante per strumenti a fiato di Mozart, con il Concerto Dumbarton Oaks di Stravinskij, pagine in cui la costruzione musicale è frutto di uno spirito di collaborazione e di integrazione. Da questi esempi di illustri architetture parte lo spirito che si estende alle pagine di organico più ampio, alle Sinfonie di Haydn, di Schubert, di Brahms, di Čajkovskij, di Šostakovič: uno spirito di squadra, in cui ciascuno diventa responsabile per la riuscita della costruzione.
La risposta alla nostra domanda passa necessariamente per un’apertura dell’Orchestra ai più piccoli. Per questo il 10 dicembre, la Camerata ospita nei suoi ranghi i giovani colleghi della Prato Sinfonietta, l’Orchestra di ragazzi che ha debuttato in concomitanza con l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven posta a sigillo della scorsa stagione. L’occasione di questo nuovo esperimento è la proposta del Salmo 150 di Benjamin Britten, composto con l’intento di affiancare ai professionisti un numero imprecisato di strumenti suonati dagli studenti di musica per accompagnare il canto delle voci bianche, istruite alla Scuola Comunale «Giuseppe Verdi».
È un canto di lode al Creatore e come tale vuole accogliere tutte le voci. Per questo l’abbiamo scelto come omaggio natalizio alla città.
Questo determinante esperimento ci conduce a dare una risposta alla domanda che ci eravamo posti. Nell’ultimo concerto risuoneranno quattro Chansons messe in musica da Benjamin Britten a quindici anni, un miracolo di immacolata eppur già profondissima ispirazione. Le affianca il mondo altrettanto candido e sognante delle fiabe di Perrault illustrate da Maurice Ravel coi suoni di Ma mère l’Oye e le evocazioni di Summer Night di Frederick Delius e delle Nuits d’été di Berlioz.
È il preludio alla risposta, che giungerà nell’ultima settimana di maggio con uno spettacolo, un Mistero Sacro, cantato e suonato da bambini nella Chiesa Monumentale di San Domenico. È la meravigliosa partitura Noye’s Fludde di Britten (L’Arca di Noè), che fa salvare il mondo dai ragazzini.
La storia biblica del Diluvio vedrà la partecipazione della Prato Sinfonietta, di musicisti della Camerata, del Coro di Voci bianche della Scuola di Musica, ma soprattutto del grande coro degli animali salvati nell’Arca, affidato alle voci di centinaia di studenti delle scuole elementari pratesi.
L’Arca che salva la vita, l’Arca che unisce tutte le specie viventi, l’Arca illuminata dall’arcobaleno della pace, è la risposta alla nostra domanda.
La nostra ragione d’essere è che la musica dà un senso alla vita, è di tutti ed è per tutti.
Alberto Batisti