Nella dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, fra i diritti inalienabili dell’umanità viene proclamato anche quello al «pursuit of happiness», perseguire la felicità. La musica, nella storia della civiltà, ha sempre rappresentato un veicolo per la felicità, e la musica è la nostra missione, farla rinascere dal segno scritto, farne dono per l’ascolto.
L’esperienza commovente di Noye’s Fludde, (L’Arca di Noè) di Britten, che ha coinvolto tanti e tanti bambini, ragazzi, adulti nella partecipazione attiva alla creazione musicale, ci ha insegnato che, al di là dell’ascolto della musica e della felicità che ne deriva, si può cercare una partecipazione più ambiziosa e più attiva, che porti al coinvolgimento e all’inclusione più vasti possibile. Il canto può permettere questo accesso, come mostrava l’Assemblea dell’Arca, chiamata a unirsi ai musicisti del cast e dell’orchestra nella preghiera corale.
Per queste ragioni, la Camerata con Jonathan Webb rivolge alla città l’invito a dar vita a un grande coro, la metafora più efficace di una comunità armoniosa, nella quale ci si ascolta reciprocamente per dar vita a qualcosa di bello e a un frammento di felicità condivisa. «Quando domina la magia dei suoni / e la sacra parola si esprime, allora il meraviglioso si manifesta, notte e tempesta diventano luce»: queste parole vengono intonate nella Fantasia Corale di Beethoven che chiuderà la nostra stagione. La nostra ambizione e la sfida che lanciamo è che queste parole vengano cantate dal maggior numero possibile di persone, un grande Coro della città. A questo obiettivo lavoreremo tutti insieme, con la Scuola Comunale di Musica, con gli studenti delle scuole, con gli straordinari operatori musicali che hanno contribuito alla realizzazione dell’Arca, e naturalmente con tutti coloro che già vivono l’esperienza di una comunità corale. Prima di questo ultimo appuntamento, tutto segnato dal passaggio dall’oscurità alla luce, nelle partiture di Schubert, di Mozart e di Beethoven in programma, l’occasione delle feste pasquali diventa invito a unire le voci nel tenerissimo Requiem di Gabriel Fauré, una pagina di consolazione e di spiritualità accessibile anche a chi si voglia esprimere nel canto senza ambizioni professionistiche.
La Stagione di apre nel segno magico del canto delle fate, con la loro dolce ninnananna a Titania, omaggiando Shakespeare nel quarto centenario della morte, per mezzo dell’illustrazione musicale del Sogno di una notte di mezza estate creata da Mendelssohn, incunabolo della poetica romantica. Alla Camerata si unirà per dar voce alle fate il Coro Harmonia Cantata istruito da Raffaele Puccianti. La serata si aprirà col Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, che vedrà il ritorno di Alessio Bax come solista e il suo primo incontro musicale con Jonathan Webb.
A rafforzare l’elemento simbolico di una comunità che canta per partecipare alla felicità della musica, la nuova Stagione offre anche la traduzione musicale del suo contrario, la tragedia della solitudine. Francis Poulenc, sul testo straziante di Jean Cocteau, l’ha intonata nelle parole disperate di una donna che affida al telefono, in tragico isolamento, la fine del suo amore e le lacrime dell’abbandono. In un mondo reso sempre più autistico dalla prigione degli smartphone, offrire La voix humaine di Poulenc, nella autorevolissima interpretazione del soprano Karen Vourc’h, ci è sembrato il più forte contrappunto al messaggio che questa Stagione di concerti vuole lanciare, per sottrarre la nostra attività alla funzione, pur importante, di colto intrattenimento, e restituire alla musica la sua dignità di messaggio.
Con Jonathan Webb, Filippo Maria Bressan, Alessio Bax, Pietro De Maria, Giovanni Sollima, Grazia Raimondi, Olaf John Laneri, Gabriele Cassone, Karen Vourc’h, il Coro Harmonia Cantata e l’Ensemble vocale Zero Vocal, la Camerata ha la speranza che questa proposta aiuti tutti a cancellare il grido isolato di una voce umana con la felicità delle voci umane.
Alberto Batisti