Stagione concertistica 2024/2025

«Se resto sul lido / se sciolgo le vele»

Se resto sul lido, 
se sciolgo le vele
infido, crudele
mi sento chiamar.

I versi perfetti di quest’Aria dalla Didone abbandonata di Pietro Metastasio possono esser letti come metafora della condizione umana: partire verso nuovi approdi dell’esperienza o starsene nella confortante certezza di ciò che già conosciamo? Per la nuova Stagione concertistica li abbiamo eletti a simbolo della nostra ricetta di programmazione, ormai consolidata. Ogni Stagione ricerca un equilibrio fra l’avventura dell’incontro col nuovo e il consolidamento del repertorio classico, tra lo scioglier le vele e il restare sul lido. Questo programma non fa eccezione, anzi s’addice con singolare appropriatezza all’immagine marinaresca di Metastasio. Il Teatro che porta il suo nome, per celebrare i sessant’anni dalla riapertura dopo il lungo restauro, ha rivolto alla Camerata l’invito a rendere omaggio al grande poeta settecentesco attraverso i maestri che, lungo tutto un secolo, hanno intonato i suoi versi esemplari, da Vivaldi a Mozart.

I concerti iniziano alle ore 21.
INFO SU ABBONAMENTI E BIGLIETTI

Giovedì 14 novembre 

Concerto inaugurale

In coproduzione con 49° Cantiere Internazionale d’Arte
direttore Michele Gamba
Francesco Bolo Rossini voce recitante
Markos Bindocci voce bianca
Giovanni Petrini tenore
Giacomo Pieracci basso

Stravinskij: L’Histoire du soldat

De Falla: El Retablo de Maese Pedro

Presentato lo scorso luglio con grande successo al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, El Retablo de Maese Pedro («Il teatrino dei burattini di mastro Pedro») inaugura la Stagione concertistica della Camerata. L’atto unico di Manuel De Falla si ispira a un episodio del Don Chisciotte di Cervantes, capolavoro della letteratura universale, e alla passione per il teatro di burattini di Federico García Lorca, grande amico del compositore spagnolo. Questo piccolo gioiello ebbe la sua prima esecuzione nel 1923, a Siviglia in forma di concerto, e qualche mese dopo a Parigi fu presentato in una realizzazione scenica. De Falla gioca con modelli tratti dal teatro popolare di strada e dall’antica tradizione dei cancioneiros iberici e li fonde con una scrittura musicale novecentesca elegante e stilizzata, con esiti originalissimi. La parte affidata alla voce bianca mette a cimento le capacità dell’interprete, ma l’eccezionale bravura di Markos Bindocci la padroneggia in maniera stupefacente.

Il capolavoro di De Falla è preceduto da una partitura coeva, L’Histoire du soldat, composta nel 1918 da Igor Stravinskij su testi di Charles Ferdinand Ramuz, a ragione annoverata fra i grandi classici del Novecento. Anch’essa è stata concepita come uno spettacolo di strada, trasportabile con facilità da una località all’altra negli anni bui del primo conflitto mondiale. 

La fiaba del soldato che vende al diavolo il proprio violino, cioè la propria anima, ha una chiara matrice nel mito di Faust, ma è attinta dalla tradizione delle fiabe russe, raccolte in volume da Afanas’ev nella seconda metà dell’Ottocento. La scrittura musicale è affidata a soli sette esecutori, coi quali Stravinskij inventa una tavolozza timbrica totalmente innovativa rispetto alla strumentazione classica, ispirandosi al jazz e alla musica d’uso, rigenerati con fantasia ritmica di geniale modernità.

L’esecuzione è affidata a un giovane direttore che vanta già una carriera folgorante, Michele Gamba, reduce da importanti impegni alla Scala di Milano, ospite per la prima volta nel cartellone della Camerata. La voce di Francesco Bolo Rossini, attore dotato di grande sensibilità musicale, darà vita a tutti i personaggi della «storia da leggere, recitare e danzare» di Igor Stravinskij.

Domenica 17 novembre 

Teatro Metastasio – Celebrazione del 60° anniversario della riapertura del Teatro

«Sogni e favole io fingo…  Sogno della mia vita è il corso intero»

Omaggio a Pietro Metastasio

direttore Simone Ori
Silvia Frigato soprano
Filippo Mineccia controtenore

Arie, Duetti, Sinfonie di Vivaldi, Pergolesi, Haendel, Hasse, Paisiello, Mozart 
su testi di Pietro Metastasio

Coi suoi melodrammi Pietro Metastasio forgiò nella prima metà del Settecento un paradigma capace di imporsi immediatamente come sintesi perfetta fra poesia e musica. I suoi versi, intonati per più d’un secolo da tutti i compositori di teatro musicale, fecero della lingua italiana l’idioma della musica e degli affetti condiviso in ogni angolo d’Europa, da Londra a San Pietroburgo, da Madrid a Dresda. 

Incoronato «Poeta cesareo» dal Sacro Romano Imperatore, Metastasio esercitò da Vienna un’influenza ineludibile su ogni letterato del suo tempo e impresse nell’immaginazione dei musicisti il senso della forma e del metro poetico messo al servizio di un costante richiamo alle finalità morali dell’arte. Le sue arie d’opera ci offrono un catalogo di umanità, ma anche di riflessioni sui doveri di ciascuno, ispirate agli exempla virtutum della storia antica, magistra vitae.

Il concerto propone un percorso che dai più celebri compositori della prima metà del Settecento, Vivaldi, Haendel, Pergolesi, muove verso il gusto neoclassico rappresentato da Gluck e Paisiello e culmina nella seconda metà del secolo con l’arte di Mozart. Fin dalla più tenera età egli s’era nutrito dei drammi di Metastasio e nel nome del poeta romano offrirà al mondo, nell’ultimo anno di vita, la sintesi suprema del classicismo in musica con la Clemenza di Tito (1791). L’opera fu composta per celebrare l’incoronazione a Re di Boemia dell’Imperatore Leopoldo II, lo stesso che col nome di Pietro Leopoldo e col suo governo illuminato aveva fatto della Toscana il più civile e moderno degli stati europei.

Le voci di due specialisti della musica settecentesca quali il soprano Silvia Frigato e il controtenore Filippo Mineccia sono guidate dalla competenza stilistica di un direttore d’orchestra pratese, Simone Ori, che è cresciuto nella propria consapevolezza artistica collaborando con la Camerata strumentale, con la quale ha da sempre un rapporto privilegiato.

Il concerto celebrativo di Pietro Metastasio, ispirato e ospitato dal Teatro che porta il suo nome, offre al pubblico anche l’opportunità di ascoltare, per la prima volta in tempi moderni, un prezioso Duetto tratto dall’Antigono di Giovanni Paisiello (Napoli, 1785).

Giovedì 28 novembre 

direttore Diego Dini Ciacci

Mozart: Serenata in do minore K. 388
Gounod: Petite Symphonie
Dvořák: Serenata per strumenti a fiato op. 44

Il programma affidato a uno specialista come Diego Dini Ciacci, oboista e direttore d’orchestra, è concepito come una vetrina per i fiati della Camerata. Allinea tre capolavori del repertorio, partendo dalla misteriosa Serenata in do minore di Mozart, composta a Vienna nel luglio del 1782, velata di inquietudini e di una severità totalmente estranea alle consuetudini della musica d’intrattenimento tanto praticata da Mozart a Salisburgo. 

La Piccola Sinfonia per strumenti a fiato di Gounod è un lavoro composto nel 1885 che segue i modelli mozartiani e brilla di una grazia melodica felice. Il concerto si chiude con la Serenata op. 44 di Antonín Dvořák, composta nel 1878, una delle sue partiture più ispirate e delicate, dove il modello mozartiano è filtrato attraverso la lezione di Brahms e si nutre di affascinanti suggestioni melodiche boeme.

Giovedì 12 dicembre 

direttore Jonathan Webb

Rachael Stellacci soprano

Copland: Appalachian Spring, Suite 1945
Barber: Knoxville, Summer of 1915 op. 24
Puccini: Crisantemi
Respighi: Il tramonto

Il programma diretto da Jonathan Webb intende omaggiare la recente acquisizione del fondo di documentazione sulla musica americana ICAMus da parte del Palazzo della Musica, sede anche della Camerata, della Scuola di Musica «G. Verdi» e di Rete Toscana Classica. Due emblemi della musica americana, Aaron Copland e Samuel Barber, sono posti a confronto con i nostri Puccini e Respighi. Il celebre Balletto che Copland compose nel 1945 per Martha Graham, Appalachian Spring, viene proposto nella versione originale per piccolo organico. Il sogno lontano di un’estate infantile, evocata da Barber in Knoxville, Summer 1915 sui versi autobiografici di James Agee, rivive nella voce di Rachael Stellacci, interprete anche del Tramonto, felice incontro di Respighi con la poesia di Shelley.

Giovedì 16 gennaio 

direttore e violino Hugo Ticciati

Bach/Ticciati: Improvvisazione sull’Adagio dalla Sonata in sol minore BWV 1001
Žibuoklė Martinaitytė: Ekaggatā, per violino e archi
Prima esecuzione italiana
Brahms: Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

Hugo Ticciati torna a suonare e a dirigere la Camerata per un altro capitolo dell’integrale sinfonica di Brahms. La monumentale Prima Sinfonia, con il manifesto omaggio a Beethoven di chi era stato predestinato a rilevarne l’eredità, dialoga con un lavoro nuovissimo, che presentiamo in prima italiana e seconda esecuzione assoluta. È una partitura per violino ed archi della compositrice lituana, newyorkese d’adozione, Žibuoklė Martinaitytė. La sua visione spirituale della musica è già rivelata nel titolo, Ekaggatā, termine mutuato dal pensiero buddhista ed equivalente a «concentrazione della mente». Attraverso cinque movimenti fusi senza soluzione di continuità e ispirati ad altrettante immagini, Martinaitytė ricostruisce nel suono il processo di meditazione e l’assorbimento progressivo di una calma mentale, in un flusso continuo di musica che, «per il nostro mondo, può essere interpretato come un’improrogabile necessità di riconciliazione». 

Martedì 25 febbraio 

direttore Jonathan Webb
Mark Milhofer tenore
Ben Goldscheider corno

Dvořák: Notturno op. 40
Britten: Serenade op. 31 per tenore, corno e orchestra d’archi
Šostakovič/Barshai: Sinfonia da camera op. 110a

Il tema conduttore del programma affidato a Jonathan Webb, da dieci anni direttore musicale della Camerata, può essere individuato nell’Amicizia. A dispetto delle lacerazioni prodotte dalla Storia, Britten e Šostakovič, due dei massimi protagonisti del Novecento musicale, strinsero un sodalizio umano e artistico fondato sulla profonda ammirazione reciproca e su affetto autentico. Erano gli anni della «cortina di ferro», nei quali ostacoli d’ogni sorta congiuravano a interdire una simile relazione, che i due grandi artisti tennero accesa con tenacia e con un’identica fede nella propria missione. Accostarli con due partiture di bellezza suprema quali la Serenade op. 31 e la Sinfonia da camera op. 110a ci è sembrato il modo migliore per celebrare i cinquant’anni dalla scomparsa di Dmitri Šostakovič, avvenuta a Mosca il 9 agosto del 1975. La Serenade ha un valore simbolico anche come testimone dell’amicizia che lega Mark Milhofer alla Camerata. Egli torna infatti a cantarla a Prato a distanza di ventitré anni dal concerto in cui la interpretò sotto la guida di un altro indimenticabile amico della nostra Orchestra, Bruno Bartoletti, affratellato a Mark, Jonathan (e Alberto) dalla professione di fede nella musica e nell’umanesimo di Britten.

Un umanesimo più tragico, ma non meno alto, si effonde dalle note della Sinfonia da camera di Šostakovič, trascrizione per orchestra d’archi dell’Ottavo Quartetto, dedicato «alle vittime della guerra e del fascismo» e intriso di riferimenti autobiografici. Un’allusione, neppure troppo criptica, alla propria condizione di artista umiliato e soffocato dalla ferocia del regime stalinista. 

Lunedì 24 marzo 

Teatro Metastasio

In coproduzione con Metastasio Jazz

Gianluigi Trovesi clarinetto
Fulvio Maras percussioni
direttore e arrangiamenti Corrado Guarino

“For a while… profumo di Violetta”

Si rinnova con questo concerto la bella consuetudine delle collaborazioni fra Camerata e Metastasio Jazz. “For a While… Profumo di Violetta”è un viaggio nella storia dell’opera, da Purcell a Puccini, che Gianluigi Trovesi e Corrado Guarino percorrono esaltando di volta in volta le risonanze popolari, mediterranee, bandistiche o classiche di un repertorio che è parte della nostra storia. La rilettura attraverso le lenti del jazz, della danza e dell’improvvisazione ne esalta l’attualità e le molteplici, trascinanti connessioni con altri mondi musicali.

È un ulteriore segnale di abbattimento dei muri fra generi musicali che, invece d’esser segregati in angusti recinti, dialogano fra loro e si nutrono l’uno dell’altro.

Giovedì 10 aprile 

direttrice e violino Antje Weithaas

Beethoven: Concerto in re maggiore op. 61 per violino e orchestra
Beethoven: Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60

A un anno di distanza dal suo trionfale concerto di debutto con la Camerata, Antje Weithaas torna al Politeama per suonare e dirigere due capolavori amatissimi di Beethoven, capisaldi del repertorio. Contigui nella genesi (tra autunno e inverno del 1806) così come nel numero d’opus (60 e 61) la Quarta Sinfonia e il Concerto per violino in re maggiore ci mostrano il volto più sereno e apollineo di Beethoven, vitalistico e positivo nella prima, lirico e pacificato nel secondo. Musica che è puro balsamo per l’anima.

Giovedì 8 maggio 

direttore Jonathan Webb
Giuseppe Guarrera pianoforte

Sibelius: Sinfonia n. 4 in la minore op. 63
Šostakovič: Concerto n. 2 in fa maggiore op. 102 per pianoforte e orchestra
Čajkovskij: Romeo e Giulietta, Ouverture-Fantasia

Nel concerto di chiusura la Camerata impingua il proprio organico e affronta, sotto la guida di Jonathan Webb, il quinto capitolo del progetto dedicato alle sette Sinfonie di Jean Sibelius. In programma figura la partitura forse più ardua e sperimentale della serie, la Quarta, composta fra il 1909 e il 1911 e percorsa dalle sensazioni scaturite da un’escursione nei paesaggi estremi di Koli, la montagna della Karelia, e dai «sospiri dei suoi venti e il ruggito delle sue tempeste». La seconda parte allinea due magnifiche partiture russe, col Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Šostakovič come ulteriore omaggio al compositore nel 50° anniversario dalla morte. 

È uno dei lavori più teneri e affettuosi di Šostakovič, composto nel 1957 per il figlio Maxim diciannovenne, che ne fu anche il primo interprete. L’Andante centrale, con la sua disarmante e casta poesia, calza a pennello alla sensibilità di Giuseppe Guarrera, un giovane pianista che farà parlare di sé, perché ha la stoffa del fuoriclasse. Infine, la musica di Čajkovskij ispirata ai due amanti resi immortali dai versi di Shakespeare, sigilla la Stagione come più appassionatamente non si può.

«Good night, good night! Parting is such sweet sorrow,
That I shall say good night till it be morrow.»